lunedì 5 marzo 2018

martedì 13 febbraio 2018

Fuori programma

Da Francesca, che ringraziamo per la ricetta e per la torta, arriva la ricetta della torta con cui, in gloria, abbiamo chiuso il nostro percorso.


TORTA DI RICOTTA E GOCCE DI CIOCCOLATO
INGREDIENTI
Impasto
- mezza bustina lievito per dolci
- 2 uova
- 200 gr burro
- 250 zucchero semolato
- 400 gr scarsi di farina
Ripieno
- 500 gr ricotta
- 5-6 cucchiai di zucchero semolato
- 50 gr di gocce di cioccolato fondente (o cioccolato fondente sbriciolato)

PROCEDIMENTO
Unire tutti gli ingredienti per l'impasto (il burro va un po' ammorbidito), la farina va aggiunta gradualmente per controllare la consistenza dell'impasto. Amalgamati gli ingredienti si procede dividendo in due l'impasto; foderare lo stampo e appiattire la prima metà dell'impasto, farcire con il ripieno stando a 2 cm dal bordo della torta e ricoprire con l'altra metà dell'impasto. Infornare a 180 gradi, modalità forno statico per circa 30-40 minuti.

domenica 11 febbraio 2018

grazie!

«La gente è stanca delle cose semplici. Vuole mettersi in discussione».
(Umberto Eco, The Guardian, 27/11/2011)
Se devo pensare a una frase che riassuma quanto abbiamo fatto nelle ultime 10 settimane, in biblioteca a Treviglio, leggendo integralmente l’Odissea e soffermandoci per un confronto su molti passi, ecco, direi che questa è la citazione giusta.
E che un’iniziativa nata un po’ in sordina abbia raccolto più di una ventina di iscritti di cui una quindicina fedelissimi che, ad ogni serata, si sono presentati con i canti pre-letti e le proprie osservazioni sul testo, beh, non può che fare piacere. Così come, mercoledì sera, la prevista “chiusura” del percorso ha avuto invece il rilancio da parte dei partecipanti che, nel confronto con Ulisse e un classico del mondo greco, hanno dimostrato di avere incontrato, nell’Odissea, non solo miti e storie, ma anche tradizione, cultura, esperienze personali ed addirittura sentimenti propri.
È la prima volta che mi capita un’esperienza simile, un confronto “guidato” non con un gruppo di ragazze e ragazzi ma con un gruppo di adulti. E rimpiango non mi sia successo prima. Perché davvero, come abbiamo intitolato il nostro percorso, Ulisse consente a tutti di "perdersi per trovarsi".

venerdì 2 febbraio 2018

«I due si dilettarono di racconti l'uno all'altra narrando...»

τὼ δ' ἐπεὶ οὖν φιλότητος ἐταρπήτην ἐρατεινῆς,
τερπέσθην μύθοισι, πρὸς ἀλλήλους ἐνέποντες,
ἡ μὲν ὅσ' ἐν μεγάροισιν ἀνέσχετο δῖα γυναικῶν
ἀνδρῶν μνηστήρων ἐσορῶσ' ἀΐδηλον ὅμιλον,
οἳ ἕθεν εἵνεκα πολλά, βόας καὶ ἴφια μῆλα, 
ἔσφαζον, πολλὸς δὲ πίθων ἠφύσσετο οἶνος·
αὐτὰρ διογενὴς Ὀδυσεύς, ὅσα κήδε' ἔθηκεν
ἀνθρώποισ' ὅσα τ' αὐτὸς ὀϊζύσας ἐμόγησε,
πάντ' ἔλεγ'· ἡ δ' ἄρα τέρπετ' ἀκούουσ', οὐδέ οἱ ὕπνος
πῖπτεν ἐπὶ βλεφάροισι πάρος καταλέξαι ἅπαντα.
«E i due, quando ebbero gustato il dolce amore, si dilettarono di racconti l'uno all'altra narrando: lei, luminosa fra le donne, quanto in casa aveva sofferto osservando lo stuolo pernicioso dei pretendenti che per causa sua sgozzavano molto bestiame, vacche e pecore floride, e molto vino si attingeva dagli orci; lui, il nobile Odisseo, diceva quanti lutti inflisse agli uomini e quante pene egli stesso patì, ed ella godeva ad ascoltare né le cadeva sulle palpebre il sonno prima che ogni cosa ebbe narrato».
(Odissea XXIII, 300-309; trad. F. Ferrari)
Con il prossimo mercoledì termineremo, insieme ad Ulisse e Penelope, il nostro viaggio fra le narrazioni che ci hanno, finalmente, portato ad Itaca.

sabato 27 gennaio 2018

«Ma se Odisseo arrivasse...»

(…) οὐ γὰρ ἔπ' ἀνήρ,
οἷος Ὀδυσσεὺς ἔσκεν, ἀρὴν ἀπὸ οἴκου ἀμῦναι.
εἰ δ' Ὀδυσεὺς ἔλθοι καὶ ἵκοιτ' ἐς πατρίδα γαῖαν,
αἶψά κε σὺν ᾧ παιδὶ βίας ἀποτίσεται ἀνδρῶν.
«Perché manca un uomo, qual era Odisseo, per stornare di casa il malanno. Ma se Odisseo arrivasse tornando alla terra paterna, subito con suo figlio castigherebbe le violenze di questi uomini».
(Odissea XVII, 537b-540; trad. F. Ferrari)

La preghiera di Penelope, che attende il ritorno dello sposo, a 20 anni dalla partenza. 

Mercoledì 31 gennaio, penultima tappa del nostro percorso nell’Odissea.

martedì 23 gennaio 2018

Ulisse e il superamento del tempo perduto; il canto XII - 17 gennaio

Qualche filo di lettura
Nell’incontro con le Sirene Ulisse incontra la seduzione del passato; Ulisse è l’oggetto del loro canto ed ascoltarlo avrebbe provocato in lui lo stesso destino che ad altri era capitato: morire e rimanere vicino alle Sirene stesse, orrenda fine di un piacere senza fine. Sono, in un certo qual modo, la “amplificazione” della tentazione dei Lotofagi: dimenticare il presente e far perdurare il passato, questo il rischio che Ulisse vuole correre (perché, non dimentichiamolo, potrebbe anche lui sigillarsi le orecchie come fanno i suoi compagni, ma la tentazione di conoscere è forte…).
L’astuto Ulisse è, nel canto delle Sirene, colui “che è oggetto di molti canti” (πολύαιν’ Ὀδυσεῦ XII, 184): un epiteto nuovo, tutto suo, che lo sollecita all’ascolto. Ma, memore degli ammaestramenti di Circe, Ulisse ascolta ma non cede, ben incatenato dai compagni, che invece non avevano avuto modo di ascoltare la seduzione del canto.
Nel superare l’ostacolo, Ulisse si dimostra il più grande allievo di Achille e del suo insegnamento: non investe sulla gloria del passato ma cerca il ritorno nella casa e nella famiglia; va oltre la dolcezza del piacere del ricordo e affronta presente e futuro per affetto e destini.
Nell’incontro-scontro con Scilla e Cariddi Ulisse sceglie “il male minore”: il sacrificio di sei compagni di viaggio che Scilla chiede a chi passa da quei luoghi. Questo è l’ultimo ostacolo che si frappone con violenza al ritorno di Ulisse ad Itaca.
La scena delle morti dei compagni provoca in Ulisse il moto di compassione maggiore che abbia mai avuto il coraggio di esprimere (XII, 258-59)
Infatti l’approdo all’Isola del Sole vede un divieto infranto, non un attacco ad Ulisse e compagni impegnati sulla via del ritorno. Euriloco, addirittura riprendendo parola per parola l’esordio del discorso di Ulisse, convince i compagni a superare il limite del divieto divino, con la promessa di una futura espiazione.
E sarà questa la causa della sventura di tutti i compagni di Ulisse, che periranno nel viaggio successivo, colpevoli di aver infranto l’unico tabù posto loro dinnanzi nell’ultima delle soste del loro travagliato viaggio.
Il canto si chiude con il ritorno alla domanda di Arete e con l’inizio del racconto, quando Ulisse narra dell’arrivo a Ogigia (VII, 247 sgg.) “ma perché raccontarlo? (…) mi è odioso raccontare di nuovo cose dette per filo e per segno”. (XIII, 450; 452b-453).

La citazione

«Omero ci fa riconoscere Odisseo come una persona, come essere umano con la propria storia, le proprie esperienze e i propri sentimenti. Alla ricostruzione del suo passato, a ciò che Proust chiamerebbe “una ricerca del tempo perduto”, Omero e Odissea dedicano i successivi quattro libri del poema (9-12): i quali, quanto al riconoscimento dell’identità dell’eroe, hanno la forma di una V, all’inizio della quale Odisseo è ancora l’eroe greco che ha distrutto Troia, mentre al fondo è, letteralmente, nessuno, e alla fine inizia a riacquistare la propria personalità».
Boitani P., Riconoscere è un dio, Einaudi, Torino 2014, p. 74

Spaesato, (benché) a casa propria.

(…) ὁ δ' ἔγρετο δῖος ‘Oδυσσεὺς
εὕδων ἐν γαίῃ πατρωΐῃ, οὐδέ μιν ἔγνω,
ἤδη δὴν ἀπεών (...)
«E intanto si destò il nobile Odisseo che dormiva sulla terra paterna dopo che a lungo era stato lontano, ma non la riconobbe.»
(Odissea XIII, 187b-189a; trad. F. Ferrari)
Spaesato, (benché) a casa propria.
Da domani sera, con Ulisse, inizieremo e ripercorrere luoghi e riconoscere persone della petrosa Itaca, da lui abbandonata da tempo.

Ulisse, cura anti apatia

Varrebbe la pena di leggere questo intervento di Alessandro d'Avenia , che rimescola attualità e passato. E lancia una proposta per un...